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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Sui pescherecci la forzata (e difficile) convivenza tra marinai ucraini e russi

Impossibile evitare dibattiti sulla guerra, aggravando situazioni di stress. Alcune compagnie preferiscono tenerli separati, ma c'è grave carenza di personale

Si ritrovano gomito a gomito su pescherecci e navi commerciali mentre i loro Paesi sono in guerra. Per i marinai russi e ucraini questa situazione sta diventando sempre meno sopportabile, nonostante la gente di mare sia abituata a non discutere di politica né di religione in mare. Il conflitto tra Kiev e Mosca rende più difficile rispettare questo codice non scritto.

Due giornaliste del New York Times hanno raccolto diverse testimonianze, come quella di Andrian Kudelya, un marinaio di 35 anni di Kiev.  Mentre sua moglie e suo figlio in stato di gravidanza stavano fuggendo dall'Ucraina, a bordo della nave dove lavorava sono saliti a bordo due marinai russi. Da quel momento è diventato impossibile sfuggire ai dibattiti. Che si trattasse del ponte, della sala di controllo o della mensa, ogni occasione era buona da parte dei russi per sostenere che l'Ucraina era piena di nazisti e che gli Stati Uniti avevano iniziato la guerra. Su 1,9 milioni di marittimi del mondo, gli ucraini costituiscono ben il 15 per cento. L'atmosfera sulle navi è diversa da caso a caso.

Mentre alcune navi sarebbero diventate rare oasi di comprensione e dialogo, su altre l'atmosfera è diventata tesa, fino a rasentare l'inferno. Una situazione tale da sradicare la tradizione per cui i marinai si vedono come compagni di squadra, a prescindere dal loro background. L'alternativa per alcuni è radicale: cambiare nave e accettare lavori solo da compagnie che non accettano i “nemici”. Una scelta che rende ancora più difficile la situazione dell'industria marittima globale, che si trova già a corto di marinai commerciali, in particolare di quelli altamente qualificati, come spesso sono quelli russi e ucraini.

AP Moller-Maersk, una delle più grandi compagnie di navigazione del mondo, sin dall'inizio dell'invasione ha adottato una politica netta, separando i contendenti. Un'altra compagnia di navigazione, con sede nei Paesi baltici, ha richiesto ai membri dell'equipaggio russo e ucraino di firmare un modulo in cui accettano di non discutere di politica a bordo. Una precauzione rivelatasi spesso inutile, con abbandoni della nave da uno o entrambi gli schieramenti. In alcuni casi, però, il contatto forzato ha determinato una comprensione maggiore delle vicende.

Un giovane marinaio ucraino di Odessa, Roman Zelenskyi, ha testimoniato di aver mostrato a quattro russi le foto dei danni nelle città ucraine di Kharkiv e Mariupol. Questi ultimi si sarebbero vergognati dell'attacco sferrato da Vladimir Putin. "Capiamo che sia difficile per lui", ha detto Ivan Chukalin, un marinaio russo, dispiaciuto per la distruzione della città natale di un collega ucraino presente sulla sua nave. Su alcune imbarcazioni interi equipaggi hanno messo in pratica sforzi concertati per evitare di parlare di guerra. Tuttavia i marinai ucraini temono ritorsioni per le loro famiglie in patria.

Alcuni, a fronte di soprusi da parte di personale più alto in grado, hanno deciso di protestare e rivolgersi direttamente all'armatore olandese, chiedendo la rimozione del capitano russo. Oleg Grygoriuk, presidente del sindacato dei lavoratori del trasporto marittimo ucraino, ha denunciato che alcuni marinai che lavoravano su navi in sosta nei porti russi sono stati presi per interrogatori e perquisizioni. Per evitarlo, alcune imbarcazioni li fanno scendere fuori della Russia e li recuperano dopo lo scalo.

I marinai ucraini attualmente in mare sono quelli partiti prima dell'inizio della guerra e da allora non sono rientrati, molti altri invece che si trovavano in patria al momento dell'invasione non sono riusciti a imbarcarsi e adesso sono in sofferenza economica. Alcune compagnie di navigazione non stanno assumendo marittimi russi anche a causa dell'incertezza su come potrebbero pagarli, date le sanzioni occidentali. Natalie Shaw, direttrice degli affari occupazionali presso la International Chamber of Shipping, ha commentato: “Man mano che la guerra accelera e le famiglie delle persone vengono più colpite, la probabilità che sorgano problemi con le relazioni interpersonali peggiorerà. È inevitabile».

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