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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Musulmani ed ebrei uniti contro il governo belga per difendere la macellazione rituale

Le uccisioni di animali secondo il rito halal e kosher sono state vietate e ora le organizzazioni religiose vogliono rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell'uomo

In Belgio ebrei e musulmani si sono uniti in una battaglia comune per il diritto a continuare a praticare la macellazione rituale halal e kosher, che sono state vietata nella gran parte del Paese. La Corte costituzionale belga ha definitivamente confermato il divieto imposto nelle Fiandre e in Vallonia di questa pratica e ora le associazioni religiose del Paese pensano addirittura di rivolgersi alla Corte europea dei diritti umani.

La battaglia legale

Giovedì scorso, la Corte costituzionale del Belgio ha rifiutato l’appello che le comunità ebraiche e musulmane del Paese avevano presentato contro una precedente sentenza della Corte di giustizia europea che apriva la possibilità agli Stati Ue di porre un divieto sulla macellazione rituale degli animali. La macellazione rituale ha un valore religioso tanto per i musulmani quanto per gli ebrei: per i primi, sta alla base della cucina halal, per i secondi di quella kosher. Per entrambi i gruppi, l’animale da macellare va sgozzato quand’è ancora cosciente, senza ricorrere allo stordimento. La normativa Ue, pur vietando in linea generale l’abbattimento dei capi senza previo stordimento, aveva mantenuto delle “zone d’ombra”, derogando di fatto a questo divieto nei casi di macellazione rituale, in modo da non intaccare la libertà di culto delle diverse professioni religiose. 

Ma lo scorso dicembre la Corte di giustizia Ue ha difeso la validità di una legge approvata nella regione belga delle Fiandre nel 2017 (estesa anche in Vallonia nel 2019) che vietava appunto l’abbattimento di animali coscienti, raggiungendo, si legge nelle motivazioni, “un giusto equilibrio tra l'importanza del benessere degli animali e la libertà dei fedeli ebrei e musulmani di vivere la propria religione”. Le comunità ebraiche e musulmane hanno così impugnato la sentenza di fronte alla Corte costituzionale belga, che però ha dato ragione al tribunale europeo: vietare l’uccisione di animali se questi non vengono prima storditi non costituisce una violazione della libertà di culto, né può intendersi come una limitazione dei diritti delle minoranze. Piuttosto, la Corte ha addotto motivazioni sia igienico-sanitarie che relative al benessere degli animali. 

Proteste di musulmani ed ebrei

Tanto le comunità ebraiche quanto quelle musulmane si sono dette deluse dalla nuova sentenza. Come riporta il Brussels Times, il Consiglio esecutivo dei musulmani del Belgio (Emb) e Consiglio di coordinamento delle istituzioni islamiche del Belgio si sono  detti pronti ad un nuovo appello, stavolta addirittura presso la Corte europea dei diritti umani (Cedu). Secondo loro, “le tecniche attuali di macellazione religiosa costituiscono un’ottima alternativa allo stordimento e sono perfettamente compatibili con i requisiti di salute pubblica, sicurezza alimentare e benessere animale”. Oltre a questo, sostengono che il requisito dello stordimento risponda unicamente ad una necessità emozionale che mira ad alleviare la coscienza del consumatore, ma che imporre un divieto del genere danneggia le minoranze religiose e “nasconde la realtà che gli animali sono allevati come oggetti di consumo negli allevamenti intensivi industriali”. 

Il rabbino Pinchas Goldschmidt, presidente della Conferenza dei rabbini europei, ha dichiarato che la sentenza “allinea il Belgio ad altri paesi il cui divieto di Shechita (la macellazione rituale, ndr) risale all’era nazista”. E sostiene che “la soppressione della capacità della comunità ebraica di essere autosufficiente invia un messaggio chiaro su come sono visti gli ebrei in Belgio e su come le autorità vedono il loro futuro. L’impatto è immenso e l’effetto è dannoso”.

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