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Venerdì, 26 Aprile 2024
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“Dalle pale dei fichi d'India estraiamo principi attivi per il benessere dell'organismo”

In Salento la società E-ground sperimenta l'utilizzo di vegetali locali per prodotti di cosmetica e integratori alimentari, fondendo visione tecnologica e sostenibilità

Una distesa di fichi d'India è uno dei passaggi più tipici del Mediterraneo del Sud. In Puglia, in provincia di Brindisi, un gruppo di amici ha visto nelle caratteristiche pale verdi di questa pianta il potenziale per creare un'attività commerciale, che valorizzi il territorio e al contempo le loro scelte di vita. Per questo motivo si sono uniti nella E-ground, una società che si sta specializzando nell'estrazione di principi attivi dai vegetali e dai loro scarti così come nella ricerca di nuovi ingredienti per creare prodotti cosmetici e nutraceutici.

Tornare alla natura

“L'idea è nata nel periodo Covid in un gruppo di amici che avevano voglia di lavorare a contatto con la natura e al tempo stesso offrire un'alternativa a questo territorio dalla chiara vocazione agricola, affinché sfruttasse al meglio i prodotti della zona”, racconta Marco Povero, agronomo della E-ground con precedenti esperienze di responsabile di produzione e qualità in aziende di trasformazione. In origine i soci investono in realtà su una linea di prodotti a base di bava di lumaca, ma dopo poco frenano. “Ci siamo resi conto che era un prodotto già datato e poco gradito ad un pubblico vegan, che cresce sempre più”.

Scarti preziosi

Da quel momento avviene una virata netta, che li spinge a recuperare ulivi, viti, piante officinali e aromatiche, come timo, menta, maggiorana, rosmarino, alloro, lavanda, ma soprattutto orientano le ricerche verso il fico d'India, che storicamente caratterizza il Salento. Integrata al clima locale, questa pianta consuma poca acqua e di norma non soffre di particolari malattie, non necessitando quindi di antiparassitari. “Per le sue caratteristiche si adatta perfettamente alla nostra filosofia, che mira a sfruttare i residui dell'agricoltura con l'obiettivo di chiudere un ciclo, arrivando alla meta dei rifiuti-zero”, spiega l'agronomo. Ad essere utilizzati sono i pali del fico, destinati di norma ad essere buttati, non essendo commestibili. “Ci impegniamo a valorizzare uno scarto, da cui estraiamo un gel. Al momento stiamo anche studiando quali sono le peculiarità delle coltivazioni locali”, precisa Marco.

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Tecnologia pulita

L'estrazione viene ottenuta dai cladodi (i pali) della pianta, tramite un metodo approvato anche dai protocolli del biologico, che avviene tramite gli ultrasuoni. Nel laboratorio, presente nella stessa sede dell'azienda agricola, dopo una fase di pulitura e macerazione i vegetali sono immessi in un solvente in cui viene inserita una sonda, la quale, emettendo suoni a una determinata frequenza, è capace di creare un'onda d'urto. Quest'ultima provoca una serie di bollicine che, esplodendo, permettono di estrarre tutti i componenti del vegetale che poi si depositano nel solvente. È questa la base con cui vengono prodotti gli integratori alimentari ed i prodotti di cosmesi. “Siamo ancora in una fase di sperimentazione perché intendiamo verificare tutte le qualità della pianta” spiega Marco, che precisa: “Quello che sappiamo per certo è che il gel di fico d'India riduce l'appetito ed essendo mucillaginoso diminuisce l'assorbimento di grassi, fungendo da prodotto ipoglicemizzante”.

Visione sostenibile

Oltre ai soci iniziali, come Angelo Marazia, che si occupa della dimensione commerciale, ed Elisabetta Patera, impegnata nella comunicazione, di recente nella società si è inserita la PDT Cosmetici, un'azienda di cosmetici che dovrebbe accompagnare la E-ground lungo il percorso di creazione dei prodotti più adatti al mercato. Sui suoi terreni i soci hanno deciso di ospitare anche le arnie di un giovane apicoltore, in modo da favorire gli impollinatori, così importanti per la biodiversità. Oltre a ridurre al minimo il packaging, la protezione dei prodotti durante la spedizione viene effettuata impiegando elementi ecocompatibili come fieno o scarti della potatura delle piante. “In Salento siamo spesso costretti ad acquisire competenze lontano da casa. Questa è l'occasione giusta per metterle a frutto in un contesto agricolo a noi vicino, ma applicando una visione tecnologica e sostenibile” conclude Marco.

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