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Sabato, 27 Aprile 2024
Clima e alimentazione

Vuoi aiutare il pianeta? Mangia al massimo due hamburger a settimana

Lo suggerisce un rapporto sulla crisi climatica. Cruciale ridurre le emissioni agricole e gli sprechi alimentari, attenzione invece ai biocarburanti, che non sono davvero sostenibili

Non è necessario eliminarla del tutto, ma la carne va ridotto ad un consumo massimo di due hamburger a settimana. O equivalenti. Almeno se si desidera che il mondo non venga devastato da conseguenze ancora peggiori a causa della crisi climatica. Lo sostiene una ricerca, che ha evidenziato come misure essenziali anche un aumento dei trasporti pubblici pari a sei volte il tasso attuale. Fondamentale arrestare anche la deforestazione, spesso connessa proprio all'agroalimentare, come allevamenti bovini o coltivazioni intensive di soia, cacao, caffè ed olio di palma.

Ne parla il rapporto State of Climate Action 2022, che ha esaminato i progressi globali su 40 indicatori reputati essenziali per dimezzare le emissioni globali di gas serra entro il 2030. Questa è la prospettiva in linea con l'obiettivo di limitare l'aumento della temperatura a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Il quadro dipinto dai ricercatori resta cupo, nonostante gli allarmi lanciati a livello globale.

Per raggiungere la sicurezza alimentare globale e al contempo limitare il riscaldamento a 1,5°C, il settore agricolo necessita di cambiamenti drastici. Nello specifico, gli esperti richiedono il passaggio a pratiche agricole a basse emissioni di carbonio, l'aumento sostenibile delle rese dei raccolti e della produttività dei ruminanti, la riduzione drastica delle perdite e degli sprechi alimentari. Per questo indicatore il trend è positivo ma insufficiente. Si è passati dai 150 chili di alimenti sprecati per persona all'anno del 2010 ai 121 del 2019.

Lo sforzo però deve intensificarsi per poter raggiungere gli auspicati 61 chili entro il 2030. Infine, lo studio identifica come indispensabile il passaggio a diete più sostenibili, riducendo l'assunzione di carne bovina nelle regioni che ne consumano molta. In base ai dati, nelle regioni ad alto consumo di carne, oggi le chilocalorie giornaliere di prodotti bovini consumati pro capite sono in media 91, ma entro il 2030 dovrebbero scendere a 79.

Oltre ad una svolta dell'agroalimentare, nel mirino del report c'è l'eliminazione graduale del carbone, che dovrebbe avvenire circa sei volte più velocemente di quanto stia avvenendo. A rilento stanno andando le industrie pesanti, sia quelle del cemento che dell'acciaio. In questi ambiti le emissioni di anidride carbonica restano troppo elevate, mentre la conversione alle energie rinnovabili non procede alla velocità auspicata. A destare grandi preoccupazioni è l'uso del gas.

Gli indicatori dicono che è in forte aumento, nonostante la crisi energetica scatenata dal conflitto in Ucraina e in un momento in cui le energie rinnovabili dovrebbero attrarre maggiori investimenti. "Ciò che è particolarmente preoccupante è l'aumento della produzione di energia da gas fossile nonostante la disponibilità di alternative più sane e a basso costo", ha dichiarato al Guardian Bill Hare, amministratore delegato di Climate Analytics, una delle organizzazioni che ha contribuito a produrre il rapporto.

"La crisi in corso derivante da shock come la pandemia e l'invasione russa dell'Ucraina ha mostrato molto chiaramente come la continua dipendenza dai combustibili fossili non solo sia dannosa per il clima, ma comporti anche seri rischi economici e per la sicurezza " ha sottolineato l'esperto.

Il report mette però in guardia da alcune “energie verdi”, come quelle dei biocarburanti, in particolare se derivati direttamente dalle colture, anziché dagli scarti di lavorazione. Diversi studi sostengono che possono essere insostenibili perché in grado di “competere con la produzione alimentare per l'acqua e terra, sottraggono colture alimentari all'alimentazione degli affamati e alterano gli ecosistemi locali". Questo ha indotto gli scienziati a non reputarli idonei come carburante sostenibile per l'aviazione, al contrario di quanto ha stabilito di recente l'Unione europea.

Non mancano però le prospettive positive. Il rapporto, prodotto dal Systems Change Lab, una coalizione di organizzazioni di analisti e fondazioni di beneficenza, ha identificato alcuni punti "luminosi". La produzione di energia solare, ad esempio, è aumentata di quasi la metà tra il 2019 e il 2021, mentre i veicoli elettrici hanno rappresentato quasi un'autovettura su 10 venduta nel 2021, il doppio rispetto all'anno precedente. Secondo le analisi sarebbero necessari investimenti molto maggiori per far slittare l'economia globale in un sistema a basse emissioni di carbonio: 460 miliardi di dollari all'anno per il prossimo decennio attribuiti in fondi aggiuntivi rispetto a quelli già previsti.

Ampie le responsabilità dei governi, che sono chiamati ad interrompere finanziamenti favorevoli ai combustibili fossili. Stessi criteri dovrebbero valere per le istituzioni finanziarie, che continuano a sostenere investimenti di industrie ad alta intensità di carbonio. I risultati del rapporto saranno presentati ai governi al vertice delle Nazioni Unite sul clima Cop27 , che inizierà in Egitto il mese prossimo.

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