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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Chi sono gli agricoltori che vogliono continuare ad usare i pesticidi "killer delle api"

Schiacciati da prezzi competitivi, i coltivatori di barbabietola da zucchero si oppongono alla decisione della Corte Ue di eliminare queste sostanze senza eccezioni. Ma c'è chi ha fatto scelte diverse

Contadini in piazza a Parigi, ma la protesta stavolta non riguarda l'opposizione alla riforma delle pensioni voluta da Emmanuel Macron. Gli agricoltori sono scesi in piazza contro la decisione della Corte di giustizia dell'Unione europea di vietare le eccezioni all'applicazione di pesticidi "killer delle api" sulle coltivazioni all'aperto. Sentenza cui il governo francese si è adeguato, eliminando per il 2023 qualsiasi esenzione, incluse quelle sfruttate dai coltivatori di barbabietola da zucchero. È questa la produzione che più ha fatto ricorso alle deroghe di Stato per aggirare il divieto imposto nel 2018 dall'Unione europea all'uso di pesticidi derivati da due sostanze ritenute "ad alto rischio" per l'ambiente ed in particolare per gli impollinatori. Il quotidiano Le Monde è andato in un'area non lontano da Parigi per indagare i punti dei vista dei contadini, divisi sulla partecipazione o meno alla protesta.

Contratti sbilanciati

Da un lato ci sono coltivatori, come il sessantenne Christophe Mullie, che ha risposto positivamente all'appello di recarsi nella capitale lanciato della Federazione nazionale dei sindacati di sfruttamento agricolo (Fnsea), una delle sigle più potenti del mondo rurale. La sua azienda di 300 ettari si trova a Foncquevillers e include coltivazioni di grano, barbabietola da zucchero (su circa 45 ettari) e patate. Sia Mullie che la figlia Agathe, che lavora nel settore farmaceutico ed erediterà l'azienda, sostengono le rivendicazioni della Confederazioni di produttori di barbabietola da zucchero (Cgb), che punta ad opporsi alla decisione del governo di stoppare l'applicazione dei pesticidi su tutte le coltivazioni.

"Non ho visto arrivare il divieto e se l'avessi saputo avrei rivisto al ribasso il mio contratto con Tereos", ha affermato Mullie, riferendosi al suo accordo con un importante gruppo cooperativo dello zucchero. "Questi contratti quinquennali dovevano essere rinnovati entro il 31 dicembre 2022 e il 23 gennaio è scattato il divieto governativo sui neonicotinoidi". Sfruttando le deroghe, nel 2022 l'agricoltore è riuscito ad ottenere 97 tonnellate per ettaro, mentre nel 2020, anno in cui sono stati vietati e le deroghe non erano attive, le perdite sono state pari al 10-20%.

Maledetto "giallo"

I pesticidi servono a combattere il cosiddetto giallo della barbabietola, provocato dagli afidi che pungono le foglie dell'ortaggio. Secondo Mullie era necessario più tempo, almeno cinque anni, affinché le aziende che forniscono le sementi trovassero delle alternative. Chi difende l'utilizzo dei neonicotinoidi precisa che il rivestimento viene fatto sui semi, anziché sul busto o le foglie della pianta, per cui "non c'è alcun impatto sugli insetti impollinatori, perché la barbabietola è una radice e non fiorisce", come ha spiegato Lucie Delbarre, presidente di una federazione dipartimentale della Fnsea, che coltiva 30 ettari di barbabietola da zucchero sui 180 di sua proprietà. Secondo il sindacato, gli agricoltori stanno interrompendo la produzione a causa di rendimenti sempre più bassi. Si teme che la produzione nazionale di zucchero si riduca, per cui sarà necessario importarlo da Paesi, come il Brasile, dove queste sostanze nono sono state ancora vietate. Queste argomentazioni non convincono però tutti i coltivatori.

Effetti di lunga durata

Come ha spiegato Stéphane Delmotte, medico d'urgenza di 44 anni e al contempo produttore di barbabietole da zucchero biologiche ad Arleux-en-Gohelle. Anche lui sotto contratto con il gruppo Tereos, difende un altro modello e ha rinunciato con convinzione ai neonicotinoidi. "L'argomentazione secondo cui non ci sono fiori sulla barbabietola non è valida perché non tiene conto della persistenza di questo prodotto", ha spiegato a Le Monde, precisando: "È sistemico, protegge la pianta durante tutto il suo sviluppo, ma è diffuso nel terreno, i suoi effetti durano nel tempo. E se poi piantiamo mais o colza, che vengono impollinati dalle api, l'effetto è notevole".

Altro problema riguarda l'inquinamento delle acque nei dintorni dei terreni su cui sono applicati i pesticidi, che non risultano potabili per donne incinta e bambini. Infine sarebbero spariti da anni animali come le pernici grigie, le allodole e i picchi. Sui 95 ettari di terreni della sua famiglia, solo 5 sono destinati alla barbabietola da zucchero e altrettanti alla barbabietola rossa. Delmotte aderisce alla Confédération paysanne, un'organizzazione con un approccio alternativo alla produzione agricola, più attenta all'ambienta e alla tutela dei diritti sociali dei piccoli agricoltori.

Tra biologico e rinunce

Oltre ai pericoli per la biodiversità Delmotte si è lamentato dei prezzi troppo bassi a cui il prodotto viene venduto ai trasformatori. Nell'agricoltura convenzionale la resa è pari a circa 90 tonnellate per ettaro, con un contenuto di zucchero del 16%, mentre per le coltivazioni biologiche la resa è pari in media a 60 tonnellate, ma i prezzi oscillano meno. Se il modello delle grandi superfici garantisce un minor lavoro umano possibile, nel biologico il carico di impegno manuale è più elevato, dato che i semi hanno forma e dimensioni variabili, risultando quindi più difficili da pulire e seminare rispetto alle versioni standardizzate vendute dai giganti dell'agrochimica.

C'è poi chi ha deciso di rinunciare totalmente a questa coltivazione come Thibaut Carpentier, agricoltore di 37 anni, che ha preferito investire sulle barbabietole rosse, che trasporta lui stesso ad un impianto dove vengono cotte e messe sotto vuoto. Questa coltivazione, per la quale pure sono vietati i neonicotinoidi, risulta più redditizia, venendo pagata 120 euro la tonnellata, anziché i 40 fissati per la barbabietola da zucchero. Stesso divario riscontrato nel biologico, dove quella da orto viene pagata 200 euro, anziché gli 80 stabiliti per la produzione saccarifera.

Profitti dello zucchero

Anche chi come Delmotte e Carpentier ha trovato vie alternative, manifesta preoccupazioni per la situazione sofferta dai colleghi agricoltori, schiacciati tra regole stringenti e un'industria poco disposta a ridurre i suoi profitti. "È urgente trovare soluzioni palliative per la prossima campagna, che inizierà tra poche settimane, e rimaniamo pienamente impegnati nel Piano nazionale di ricerca e innovazione [elaborato nel settembre 2020] per trovare soluzioni alternative per combattere i virus del giallume della barbabietola da zucchero il più rapidamente possibile", ha dichiarato a Le Monde un portavoce di Tereos. Il gruppo di cooperative vanta 44 siti industriali, di cui più di dieci nella regione Hauts-de-France, contando su 12mila soci cooperatori. Il suo ultimo fatturato annuo è stato pari a 5,1 miliardi di euro.

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