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Sabato, 27 Aprile 2024
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“Non siano i Paesi del Sud a pagare per il Green Deal”. Socialisti divisi sul sostegno alla pesca

“Difendere il settore agroalimentare come i tedeschi difendono l’industria dell’auto”. Malumori nella delegazione spagnola del centrosinistra al Parlamento europeo

Dopo una prima fase di entusiasmo generale, cominciano a farsi sentire e i malumori interni al centrosinistra europeo su quello che in tanti ritengono un piano di riconversione economia che andrà più a vantaggio del Nord Europa che dei Paesi mediterranei. Il programma di abbattimento delle emissioni di gas serra presentato dalla Commissione europea poco più di un mese fa, subito ribattezzato Green Deal, ha fatto subito storcere il naso a tutte quelle categorie sociali e imprese il cui volume d’affari dipende da attività che potrebbero essere definite “inquinanti” dalla nuova politica verde. Varie associazioni di agricoltori e pescatori si sono presto arruolate nel fronte degli scettici, impaurite da un giro di vite sulle loro attività.

Pescatori spagnoli contro il Green Deal 

Tra i primi oppositori alla politica ‘green’ proposta da Bruxelles ci sono i pescatori spagnoli, rappresentati in Parlamento europeo da alcuni esponenti del gruppo Socialisti e Democratici. “Non voglio che noi meridionali finiamo per pagare il Green Deal”, ha affermato Clara Aguilera, eurodeputata spagnola di S&D. L'influente esponente dei socialisti spagnoli si è astenuta dall'appoggiare la proposta della Commissione, nel voto della scorsa settimana, per “mandare un segnale” sui malumori interni.

I rischi per il piano 

“Proprio come i tedeschi, che sono molto attenti a proteggere la propria industria automobilistica, noi dovremmo difendere il nostro settore agricolo e della pesca”, sostiene la parlamentare, aprendo - di fatto - una questione tutta interna al gruppo socialista, ma che potrebbe avere ripercussioni sull’intero piano. Gli spagnoli sono infatti i parlamentari più numerosi all’interno del secondo gruppo più grande dell’Eurocamera

Il negoziato a porte chiuse

Primo terreno di scontro riguarda la pesca, sulla quale Governi nazionali e il Parlamento europeo stanno negoziando a porte chiuse su come destinare il bilancio di oltre 6 miliardi di euro nei prossimi sette anni. Nell’ambito dei negoziati, la Spagna sarebbe dell’idea di destinare quei fondi Ue a sostegno della costruzione di pescherecci di grandi dimensioni, una mossa giudicata incompatibile con la sostenibilità ambientale e la necessità di tutelate la biodiversità delle acque dell’Ue.

Polemiche sui fondi per la transizione

Altre critiche si sono poi concentrate sul Fondo per la giusta transizione che, accusano varie voci tra i socialisti spagnoli, premierebbe ingiustamente Paesi come la Polonia, a spese degli Stati del Sud, a partire dalla Spagna. “Proprio come i minatori - sostiene la Aguilera - i nostri agricoltori e pescatori andrebbero compensati”, conclude la parlamentare. 

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