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Venerdì, 26 Aprile 2024
Salute

Influenza aviaria, i ministri dell'agricoltura dell'Ue optano per la vaccinazione

Dopo un'annata con centinaia di focolai, Bruxelles può accelerare studi per la prevenzione e il controllo della malattia. Una strategia che potrebbe rivelarsi inefficace in caso di troppe varianti

La prospettiva è quella della vaccinazione per arginare l'influenza aviaria che dilaga nell'Unione europea e che in questa annata ha decimato migliaia di allevamenti di volatili. La rotta sembra essere segnata, dopo l'ultimo consiglio dei ministri dell'agricoltura, riunitisi ieri a Bruxelles e che all'unanimità hanno deciso che questa potrebbe essere la strategia più idonea per frenare i molteplici focolai, che quest'anno hanno danneggiato gli agricoltori di tutta Europa. Si tratta di una svolta, viste le reticenze riscontrate in precedenza in alcuni Stati membri, che reputavano finora questa soluzione inadeguata.

I ministri hanno sottolineato che l'influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai) è una malattia animale transfrontaliera in grado di diffondersi ampiamente, con gravi conseguenze socio-economiche che penalizzano l'agricoltura. A rimetterci sono anche gli scambi commerciali per le carni bianche, che restano “bloccati” nei Paesi d'origine. Gli ultimi due anni sono stati caratterizzati da un aggravarsi della situazione, con importanti focolai in diversi Paesi, inclusi Italia, Francia e Germania. Le rigorose misure di biosicurezza non sono bastate finora ad evitare la propagazione della malattia, con conseguenti abbattimenti di massa, soprattutto di polli e anatre.

“La vaccinazione potrebbe integrare le misure di prevenzione e controllo dell'HPAI esistenti e contribuire a ridurre il rischio di diffusione del virus negli allevamenti di pollame”, si legge nel comunicato diffuso al termine del Consiglio. I ministri hanno invitato la Commissione e gli Stati membri a intensificare gli sforzi per sviluppare strategie di vaccinazione per la prevenzione e il controllo dell'aviaria. La richiesta è di intensificare “lo sviluppo e l'autorizzazione di vaccini efficaci e sicuri, facili da somministrare e compatibili con le pratiche di allevamento nell'Ue”. Una strada che necessita sforzi congiunti con i Paesi terzi in modo tale da incrementare l'accettabilità della vaccinazione nel commercio internazionale, visti gli intensi scambi commerciali per questo genere di prodotto alimentare.

Già a gennaio la Francia, tramite l'ex ministro dell'agricoltura Julien Denormandie, aveva insistito per accelerare gli sforzi dell'Ue sull'opzione della vaccinazione e intraprendendo a sua volta le prime sperimentazioni. L'aspetto più delicato della questione riguarda le numerosi varianti, che potrebbero rendere rapidamente inefficace questa strategia. Diversi Paesi lamentavano inoltre il rischio di introdurre nei propri territori esemplari malati, seppur vaccinati, senza neppure rendersene conto. Le recenti notizie dell'infezione di un bambino cinese di 4 anni, che abitava in una famiglia che allevava polli in casa, ha incrementato i timori dell'esplodere di una nuova pandemia, generata dal passaggio di una malattia dagli animali agli esseri umani. Anche questo fattore potrebbe aver accelerato la decisione dei ministri europei di orientarsi verso la vaccinazione.

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