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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Il laser italiano che smaschera i cibi contraffatti

Lo strumento innovativo si chiama SafeFood ed è stato sviluppato dai ricercatori dell'Enea. In futuro potrà essere utilizzato direttamente nella filiera di distribuzione

Per contrastare la diffusione di cibi contraffatti, dei ricercatori italiani hanno sviluppato un nuovo sistema ad alta tecnologia che individua la presenza di alterazioni fraudolente negli alimenti tramite i laser ad infrarossi. Si chiama SafeFood e potrebbe rivoluzionare il mondo della lotta alle frodi alimentari, che al contrario di quanto si possa pensare sono di diverse tipologie e gravità. L'Italia è in prima fila, a livello europeo e internazionale, nella difesa dei prodotti alimentari genuini e nella tutela dei produttori che rispettano gli standard di qualità Ue, i più rigidi al mondo. 

Il sistema SafeFood

Un laser per individuare le frodi alimentari senza passare dal laboratorio: questa, in estrema sintesi, l’idea alla base del nuovo strumento iper-tecnologico chiamato SafeFood (letteralmente “cibo sicuro”) sviluppato da Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. Al momento è ancora un prototipo, ma secondo i ricercatori potrà essere presto impiegato nell’industria alimentare grazie alla sua praticità d’uso: lo strumento è infatti agevolmente trasportabile (si muove su un carrello), è facile da utilizzare anche per i non esperti ed è rapido e preciso nelle misurazioni. In sostanza, si tratta di un puntatore laser fotoacustico che analizza piccoli campioni di cibo per rilevare eventuali agenti contaminanti e scovare così le frodi.

Il primo banco di prova per il prototipo è stata la rivelazione rapida di zafferano adulterato. Lo zafferano autentico, ottenuto da un fiore con tre stimmi che vengono raccolti ed essiccati, ha un alto costo e per questo si rischia che venga tagliato con un colorante, la tartrazina, o con spezie gialle come la curcuma. Partendo dallo zafferano puro, sono stati preparati vari campioni contaminati, per arrivare a concentrazioni di tartrazina e curcuma del 2%, in modo da testare la capacità del sistema di rivelarne quantità particolarmente basse. I risultati dello studio sono stati pubblicati in un articolo sulla rivista internazionale Sensors.

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La spettroscopia laser fotoacustica è una tecnica collaudata e attualmente applicata in diversi campi, dalla diagnostica medica al monitoraggio dell’inquinamento: fondamentalmente, il sistema modula la luce prodotta dal fascio laser ad una determinata frequenza che interagisce con il campione di cibo e genera un’altra onda sonora che viene infine elaborata per ricavarne un’indicazione circa la presenza di eventuali sostanze estranee. Le dimensioni ridotte dello strumento ne consentono l’utilizzo direttamente in filiera, senza ricorrere ad analisi di laboratorio: “Il sistema laser è stato progettato per essere installato lungo le linee di produzione. È facilmente trasportabile e si caratterizza per la rapidità di esecuzione della misura che viene svolta in pochi minuti”, spiega Luca Fiorani, uno dei ricercatori che ha seguito il progetto. Ad Enea, nel frattempo, si sta già lavorando ad un secondo prototipo da usarsi nei punti vendita, dalla piccola alla grande distribuzione.

Quanti tipi di frode?

Quella delle frodi alimentari è una grande categoria che comprende diverse pratiche sleali, ma che si caratterizza per un tratto fondamentale: i prodotti vengono alterati per aumentare i profitti abbassando (illecitamente) i costi di produzione. Una distinzione preliminare è quella tra frodi commerciali e sanitarie. Nel primo caso, gli alimenti non subiscono alterazioni tali da renderli dannosi o igienicamente non sicuri, trattandosi prevalentemente di “stratagemmi” nell’ambito della commercializzazione (ad esempio dichiarare un diverso Paese d’origine o spacciare per biologico un prodotto che non lo è). Se, invece, il cibo viene alterato con sostanze nocive per la salute umana, siamo in presenza di frodi sanitarie, un reato evidentemente più grave del precedente.

Inoltre, in base alla modifica apportata al prodotto è possibile individuare diversi tipi di alterazione. L’adulterazione è la modifica della composizione dell’alimento, generalmente tramite l’aggiunta o la sottrazione di elementi (ad esempio un latte scremato venduto come intero, o un olio d’oliva cui si aggiunge olio di semi ma commercializzato come olio d’oliva al 100%). La falsificazione è una sostituzione totale del prodotto e comporta la commercializzazione di un prodotto sotto la denominazione di un altro tipo di alimento (ad esempio una margarina venduta come burro). La sofisticazione consiste nell’aggiungere all’alimento sostanze estranee alla sua composizione con lo scopo di migliorarne l’aspetto o di coprirne difetti (ad esempio coloranti o pigmenti vari). La contraffazione, infine, è riconducibile all’adulterazione e alla sofisticazione, ma viene comunque intesa come una tipologia specifica di frode consistente nell’immettere in vendita prodotti recanti nomi o marchi pensati per trarre in inganno il consumatore (ad esempio uno spumante comune come fosse champagne).

La situazione in Italia

Com’è noto, il nostro Paese punta molto sulla produzione e la commercializzazione di beni agroalimentari, per i quali è rinomato in tutto il mondo. Ma il “made in Italy” è insinuato continuamente dalle imitazioni fraudolente, nonché dalla criminalità organizzata di stampo mafioso (agromafia) che ha trovato nel business del cibo un’inesauribile fonte di guadagno, ancor più grazie alla pandemia. In Italia, la lotta alle frodi alimentari è affidata all’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf), che agisce per conto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf). Tra i compiti principali dell’Icqrf ci sono la prevenzione e repressione delle frodi nel commercio tanto degli alimenti quanto dei mezzi di produzione, la vigilanza sulle denominazioni di qualità registrata (Dop, Igp, Docg…) e il contrasto alla vendita irregolare di prodotti agroalimentari e alle situazioni di concorrenza sleale.

La scorsa estate, ad esempio, l’Icqrf ha condotto verifiche su oltre mille operatori ortofrutticoli, rilevando irregolarità nel 17% dei casi, come riportato da Ansa. Il sottosegretario al Mipaaf, Francesco Battistoni, ha dichiarato in merito: “L’attenzione da parte del Ministero verso azioni fraudolente o irregolari che possano minare la salute dei cittadini e incidere negativamente sulla qualità e sulla certificazione dei prodotti italiani è sempre alta. Grazie al prezioso e attento lavoro dell'Ispettorato centrale Repressione frodi agroalimentari, l’Italia è fra le nazioni europee più virtuose nell'azione di contrasto verso condotte scorrette e frodi in commercio”.

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