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Sabato, 27 Aprile 2024
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"La linea dura dell'Ue sui pesticidi blocca il nostro sviluppo", l'allarme degli agricoltori africani

I limiti per prodotti chimici bloccherebbero le esportazioni dal continente, che metterebbero a rischio la sicurezza alimentare locale facendo aumentare l'emigrazione

La lotta ai pesticidi lanciata dall'Unione europea rischia di mettere in crisi gli agricoltori africani. La strategia Farm to fork insieme con il Green Deal, che mettono in primo piano sostenibilità ambientale e riduzione dei prodotti chimici, è stata salutata con favore da ambientalisti e contadini più attenti alla salvaguardia della biodiversità. Un “lusso”, però, che l'Africa non sembra potersi permettere, essendo ancora impegnato nella priorità di garantire la sicurezza alimentare ai propri abitanti. Nella lotta ai pesticidi, l'Ue chiede norme più stringenti per i suoi agricoltori. Al contempo intende inserire limiti all'importazione, imponendo ai produttori dei Paesi Terzi gli stessi standard riguardo i cosiddetti 'limiti massimi dei residui' ai fitosanitari.

L'imposizione di una sostenibilità 'allargata' oltre i confini degli Stati membri mira anche a proteggere le aziende europee, per garantire la loro competitività. In Africa però, dove la zona tropicale è molto estesa, l'esposizione ai parassiti delle piante è maggiore. A questo si aggiungano piaghe, come l'invasione delle locuste, che ha devastato le piantagioni del Kenya e di vari Paesi del corno d'Africa tra il  2020 e il 2021. Le nuove regole europee rischiano di sbarrare la strada alle importazioni e di aggravare situazioni già drammatiche. L'Ue "sta dicendo 'chiudi quella porta' senza mostrare alla nostra gente dov'è la via d'uscita, mentre dovrebbero essere in grado di offrire soluzioni e alternative che funzionano in modo equivalente", ha dichiarato ad Euractiv Okisegere Ojepat, amministratore delegato del Fresh Produce Consortium del Kenya, ente impegnato nella valorizzazione e nel commercio di frutta e verdura.

Il progetto di legge della Commissione sulla riduzione dei livelli massimi residui è stato rimandato al marzo 2022. Al centro delle preoccupazioni, considerate di carattere globale, ci sono le sostanza che contengono “neonicotinoidi”, ritenuti particolarmente pericolosi per gli insetti impollinatori di tutto il mondo. Stiamo parlando dei cosiddetti pesticidi “killer” delle api. Altro problema centrale è costituito dalle “sostanze persistenti, bioaccumulabili e tossiche nell'ambiente”, cioè quelle sostanze per le quali non è possibile stabilire con sufficiente affidabilità una “concentrazione nell’ambiente al di sotto della quale i rischi possono essere controllati e considerati trascurabili”. Questi elementi, inoltre, sono capaci di resistere ai processi di degradazione, restando inalterate per lunghi periodi di tempo, e hanno la tendenza ad accumularsi negli organismi viventi, riuscendo ad incidere anche su ecosistemi che si trovano a grande distanza dalla fonte di rilascio della sostanza stesse.

Tali limitazioni potrebbero incidere su un'agricoltura africana ancora fragile. Un problema che potrebbe riversarsi comunque in Europa, con potenziali conflitti nel continente e un incremento delle migrazioni. "L'ambizioso Green Deal sembra un buon documento per l'Ue, ma non per l'Africa", ha concluso Ojepat, aggiungendo che il continente nero rappresenta meno del 5% del totale dei pesticidi usati nel mondo. A Bruxelles, si terrà a metà febbraio il sesto vertice Ue-Unione Africana, ma l'agricoltura non compare in cima all'agenda.

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