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Venerdì, 26 Aprile 2024
Pareri opposti

Il centrodestra boccia la proposta Ue di ridurre i pesticidi

Il Ppe, lo stesso partito della presidente von der Leyen, vuole contrastare l'obiettivo di riduzione del 50% di sostanze chimiche in agricoltura. I Verdi invece presenteranno una proposta persino più dura, con tagli dell'80%

Una proposta "irrazionale" e che "indebolisce la sicurezza alimentare". Dal Partito popolare europeo, il gruppo più numeroso dell'Europarlamento e tra le cui fila figura la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, arriva una sonora bocciatura della proposta di Bruxelles di fissare obiettivi obbligatori di riduzione dei pesticidi per salvaguardare la biodiversità e migliorare la qualità dell'agricoltura europea. La posizione è stata esposta nel corso di una conferenza stampa da Alexander Bernhuber (Austria, della commissione Ambiente) e a Franc Bogovic (Slovenia, membro della commissione Agricoltura), che è anche un produttore di mele.

La Commissione europea ha proposto di dimezzare l'uso di pesticidi e delle sostanze più pericolose entro il 2030 nell'ambito della più ampia strategia "Farm to fork – Dal campo alla tavola", in raccordo con il Patto europeo per l'ambiente. L'obbligo del 50% "non è basato sui fatti" e queste sono proposte, ha detto Bogovic, che stanno portando "a un crescente euroscetticismo nelle aree rurali". Gli ha fatto eco il collega Bernhuber dichiarando: "Cercheremo di correggere l'approccio con i nostri emendamenti ma al momento non sembrano possibili compromessi".

La proposta potrebbe diventare anche più incisiva a seguito del rapporto dell'Europarlamento, firmato dalla chef televisiva austriaca Sarah Wiener dei Verdi, che ha chiesto un taglio pari all'80% in meno di sostanze pericolose, in abbinamento ad una tassazione sull'uso dei pesticidi. Il documento, di cui sono già emerse le bozze, verrà presentato domani dalla Wiener nel corso della riunione della commissione Ambiente.

Bernhuber per contrastarla ha citato uno studio dell'Università di Wageningen, in base al quale i raccolti diminuirebbero del 20% se si seguissero le riduzioni suggerite dai funzionari di Bruxelles. Altro nodo centrale riguarda le cosiddette "aree sensibili", dove maggiori sono i rischi per la biodiversità già compromesse dall'inquinamento dei suoli e delle acque. In tal caso l'esecutivo europeo ha previsto un divieto totale dell'uso di sostanze pericolose. "Questo significherebbe che non ci sarebbero del tutto delle coltivazioni nelle aree sensibili, perché queste necessitano pesticidi", ha sottolineato il deputato austriaco del Ppe.

Già nelle scorse settimane il Parlamento europeo aveva ospitato un acceso dibattito tra deputati di vari schieramenti politici, scienziati e attivisti delle ong promotrici dell'iniziativa "Salviamo le api, salviamo gli agricoltori", capace di raggiungere oltre un milione e quattrocentomila firme, raccolte in oltre dieci Stati membri. Un risultato storico. Nella petizione si chiede questo taglio radicale dei pesticidi per tutelare le api, simbolo della biodiversità, insieme con la salute degli agricoltori.

Spesso sono loro le prime vittime di un uso sconsiderato di prodotti che in tanti casi l'Unione europea ha finito col mettere al bando, ma che le aziende dell'agrochimica europee continuano a produrre vendendole ai Paesi terzi, da cui poi importiamo mangimi e alimenti che finiscono sulle nostre tavole. Anche in Italia sono arrivate denunce relative alle coltivazioni delle uve per il prosecco, che accusano i coltivatori di applicare pesticidi in eccesso per soddisfare la crescente domanda mondiale del più venduto ed esportato vino tricolore. Addirittura sono emerse accuse di importazione dai Balcani di sostanze chimiche vietate nell'Unione europea ed applicate sulle vigne venete.

Nonostante i tanti pareri scientifici che attestano la necessità di vietare o comunque ridurre drasticamente queste sostanze chimiche, note anche come fitosanitari, i politici di tanti schieramenti, non solo del Ppe ma anche tra le fila dei Socialisti e di Identità e Democrazia, si dicono contrari a normative più rigide in materia. A scarseggiare sarebbero valide alternative di tipo biologico, in grado di eradicare le più diffuse patologie che colpiscono tutte le varietà di piante. In particolare, sostengono gli eurodeputati del Ppe, preoccupa l'assenza di risposte specifiche da parte dell'esecutivo europeo su colture come la patata e la barbabietola da zucchero.

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